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Amleto secondo Roberto Latini
di Grazia Napoli


Un “Amleto” riscritto da una riscrittura. Un'opera frammentata, che non perde i temi shakespeariani, ma si propone in una veste tutta sperimentale. E’ l' “Amleto” messo in scena a Potenza, per il Festival città delle 100 scale dalla compagnia Fortebraccio Teatro




Il dubbio amletico fa da filo conduttore anche a questa riscrittura di Roberto Latini“Die Hamletmaschine” di Heiner Muller. Roberto Latini torna a Shakespeare con gli occhi di Fortebraccio, l' architettura di Muller, su un palcoscenico sospeso, tra l'essere e il sembrare. Ma sempre con lo sguardo sul contemporaneo.

In questa messa in scena tutta sperimentale Di Heiner Muller si conserva la struttura, la divisione per capitoli o ambienti e - al centro del palco - un dispositivo scenico, una sorta di giostrina su cui far salire tragedia e commedia insieme. Ci si accosta ad Amleto trattandolo come un classico del nostro tempo. Si riflette sulla vita e sul teatro, e si va al di là, in una ricerca che è culturale e politica.

I personaggi di Amleto rivivono di un loro movimento autonomo, vanno oltre Shakespeare, in uno spazio visionario, ma nel quale la loro tragedia diventa ancora concreta e parte della nostra storia recente.
Roberto Latini compone uno spettacolo che cerca di utilizzare l'opera del regista tedesco, facendone una macchina in grado di essere affermazione del presente. Il carattere esemplare di Amleto passa nei canoni e si riversa nelle esperienze individuali




Fortebraccio non appare se non dopo la morte del principe e nella sua storia non c'è più spazio d' azione. Amleto diviene l'Amleto, l'indagine conoscitiva può procedere oltre i confini dell'opera. Latini va al di la del proprio stesso teatro, lo interroga, lo supera, lo libera.

Un' opera intellettuale, da assaporare, da vivere anche emotivamente nei colori, nei suoni, nella presenza scenica, che - spesso - è solo una maschera o una macchina.

  
  
  

 
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