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L'assaggiatrice - di Giusepppina Torregrossa
di Grazia Napoli
“L’assaggiatrice” è la storia di una caduta e di una rinascita. Raccontata attraverso i colori, i sapori, gli odori, i misteri di una terra – la Sicilia – in cui la sensualità si mescola ai paesaggi assolati, alla calura estiva, alla tradizione culinaria. Donne, famiglia, cucina. Elementi che - in questa terra -assumono un significato proprio, fatto di rapporti e comportamenti, che - il più delle volte - nascondono una passionalità tale, da dover violare - per forza - le rigide regole apparenti.
La storia di Ancilluzza donna forte, passionale, decisa, è la storia di una donna moderna, che – dopo un abbandono – volta pagina e ritrova la voglia di vivere in un piccolo borgo di pescatori, dove il tempo sembra essersi fermato, ma in cui si intrecciano le storie di un’umanità delusa e dolente, ma anche ancora tanto carica di passioni ed energia. Un’umanità fatta di emigrati di ritorno e di immigrati di colore, di gente che sbarca il lunario come può, di matrimoni astiosi e sonnolenti, di desideri repressi e sfrenate fantasie. Che poi - prepotentemente - vengono fuori.
A far da filo conduttore – in un intreccio che ricorda l’”Afrodita” di Isabel Allende – ricette di cucina rigorosamente siciliane. Cassatine e Caponata, ma non solo. La preparazione frenetica, eccitata, finalizzata ad un evento, ad un incontro,ad una decisione, fa da sfondo ai diversi momenti della storia. Già l’antefatto, prima del primo capitolo, è ambientato in una grande cucina, dove donne siciliane delle diverse generazioni di una stessa famiglia preparano il pranzo di nozze della protagonista. Nozze che falliranno, dieci anni dopo, con la scomparsa improvvisa di lui, in una Sicilia in cui si può scomparire per propria volontà, ma anche essere vittime di scomparse inspiegabili.
Con leggerezza e apparente distacco Giuseppina Torregrossa descrive, con pochissime pennellate, la realtà di un paese siciliano con il consiglio comunale azzerato per mafia, dove un marito ingegnere del comune può aver fatto qualsiasi fine. E sembra meglio non chiederselo. Non indagare troppo. Più per paura del senso comune, del giudizio altrui, della vergogna, che di scoprire una tragica realtà.
La stessa polizia si fa poche domande. Il focoso commissario sembra anzi essere più interessato alle fattezze della bella siciliana abbandonata, che a cercarle il marito scomparso. E’ dal primo incontro con questo commissario – che nelle fattezze e nei modi sembra un novello Montalbano – e a cui Ancilluzza offre dolci e caffè, che inizia la riscoperta dei sensi, del desiderio, della propria femminilità. Scoperta che nella libertà ritrovata porta al cambiamento, alla svolta, alle scelte – chissà se definitive – della protagonista.
Ci sono tante donne in questo racconto. Di tante generazioni come nelle grandi famiglie. Donne che esprimono nei gesti, nelle parole e nei racconti a volte spregiudicati, la loro esperienza di vita concreta. Bellissima la figura della za’ Rosa, che racconta di aver detto la sua unica bugia al marito in punto di morte, per prendersi finalmente una soddisfazione, di fronte ad un uomo che aveva sospettato della sua onestà tutta la vita. Un insegnamento – si capirà poi - per la protagonista.
E’ ancora una donna, una delle sorelle – architetto affermato e molto arrabbiata per essere stata abbandonata dal marito - ad invogliare la protagonista a reagire, facendo qualcosa per sé. Lavorare finalmente. Ma non sfruttando la sua laurea in lettere, cosa che il marito non le aveva mai lasciato fare, ma diventando commerciante. E dove? In un borgo marino, nel magazzino una volta utilizzato dal padre pescatore. In quel locale può sorgere una bottega di prodotti tipici per i turisti: “Odori e Sapori”.
E qui – tra le spezie siciliane, il tonno sott’olio, la cioccolata al peperoncino e le cartoline del borgo – Ancilluzza - come la protagonista di “Chocolat” - si ritrova a catalizzare l’attenzione degli abitanti e dei turisti. La sua bottega diventa il centro di passaggio e sfogo di chi abita il borgo. Nella botteguzza gli avventori e gli amici parlano di sogni, delusioni, speranze, aspettative, disillusioni. Così l’autrice tratteggia vite e caratteri dei personaggi. E nella bottega, nelle ore morte della giornata, Ancilluzza cucina per i suoi ospiti preferiti e privati, con cui intesse rapporti che vanno anche al di là dell’amicizia, non solo con uomini. Seduzione e cucina. Incontri erotici e cucina. La cucina come strumento di seduzione. Il sesso si accompagna alla preparazione elaborata di piatti dolci e salati. Sesso e cibo si completano.
Uno stereotipo efficace, che dà a questo romanzo anche un senso di allegria. Un’allegria mai dissacrante. Un trionfo dei sensi, che permette di allontanarsi dalla realtà e avere un momento di rivalsa sui risvolti dolorosi della vita di ognuno dei personaggi. Tutti ne hanno.
Il racconto scivola via facilmente. Eppure si sente che la scrittura è meditata, costruita. L’alternarsi di italiano e dialetto; la capacità di far sentire nel racconto irruente della protagonista, un racconto in prima persona, il flusso dei suoi pensieri, in cui le espressioni idiomatiche siciliane si mescolano al linguaggio di una donna che ha studiato; in cui si alternano continuamente, con efficacia, dubbi e certezze, irrazionalità e razionalità, sentimenti e forti passioni. La bottega, ma anche il paesaggio e l’ambiente sono protagonisti assoluti. Ogni cosa ha un significato intimo, ma anche sociale, culturale,della tradizione. Ne hanno – ad esempio - i prodotti che Ancilluzza vende; quelli che cucina in maniera frenetica, fantasticando in attesa di unaamplesso; quelli che mangia in compagnia; quelli di cui ha solo un ricordo o un desiderio. Sono i prodotti della sua terra, che attraverso il cibo e il modo di cucinarlo, nell’onnipresente “agrodolce” siciliano hanno un significato gastronomico, erotico, sociale, culturale, storico.
Una storia che scivola via facilmente, ma ha più livelli di lettura. Una storia letterariamente valida, che racconta la sofferenza, il senso di rivalsa, i destino delle donne anche e non solo regine dei fornelli, la caparbietà e capacità di scegliere e cambiare, propria delle donne. Una storia che racconta tante storie. C’è, oltre l’apparente immobilità dell’assolato paesaggio siciliano, la descrizione di una società tutta contemporanea, con le contraddizioni della società contemporanea: multietnica, precaria nel lavoro e nei rapporti sentimentali, disillusa nelle aspettative, votata alla frammentazione. Ma una società che trova anche grande forza nelle proprie radici. Qui: un borgo di pescatori e una bottega di prodotti tipici
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