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Il romanzo retrofuturista di Ian McEwan
di Grazia Napoli


Come si trova l’equilibrio tra l’uomo e la macchina? Come si impara a convivere con le intelligenze artificiali che, presto, potrebbero invadere le nostre vite sotto forme umane? Quanto c’è di artificioso e quanto di possibili sentimenti? E’ una convivenza sopportabile da entrambe le parti? Si può collaborare senza scontri, trovando - appunto - un equilibrio?





A questo cerca di rispondere Ian McEwan, nel suo ultimo libro “Macchine come me”, edito in Italia da Einaudi.

Una storia tra il reale e il fantastico, con personaggi veri e immaginari, ambientata in un futuro 1982, in Inghilterra, al tempo della guerra delle Isole argentine delle Falkland. Nel romanzo i fatti di quell’anno storico sono proiettati nel futuro e si svolgono diversamente da come realmente sono andati: non è il Regno Unito a vincere la guerra, ma l’Argentina… i Beatles si sono riuniti e sono tornati a calcare le scene… Alan Turing, decriptatore del codice Enigma è scampato alla morte e ha contribuito alla costruzione di macchine pensanti.

Eppure il racconto affabulante di McEwan, uno degli scrittori inglesi viventi tra i maggiori della letteratura mondiale, fa sembrare che tutto sia andato realmente cosi. Un tempo passato, che guarda al futuro e si svolge nel presente.


Ian Mc-Iwan



Protagonista è Charlie Friend, che vive facendo transazioni economiche su internet – nel 1982! - e aspira a sposare Miranda, l’inquilina del piano di sopra. Potrebbe fare una tranquilla vita borghese con l’eredità lasciatagli dalla madre, invece decide di acquistare uno dei pochi Androidi sul mercato. Gli Adams e le Eves, creati da alcuni scienziati e immessi nella società, per sperimentarne la capacità di adattamento alla vita e al pensiero degli uomini.

L’Adam acquistato da Charlie è in tutto somigliante ad un uomo; la superficie è morbida come pelle, anche se non ha sensibilità; lo sguardo non è vitreo, ma sembra “guardare” davvero; gli abiti sono eleganti. Cosi  per il suo omologo femminile, Eve.

L’arrivo di un Adam a casa di Charlie ne stravolgerà la vita. La migliorerà e la peggiorerà, gli darà possibilità di guadagno, grazie al suo cervello che tutto sa e tutto riesce ad elaborare, ma gli darà anche angoscia, gelosia, furore. Lo ha programmato lui, ma Adam diventa sempre più indipendente. Fino all’epilogo, che lascia il vuoto.  Un destino comune a tutti gli Adams e le Eves in circolazione, anche se con modalità diverse. Nella consapevolezza che si tratta ancora solo di un esperimento.

Alla base del racconto, un dramma familiare, una storia di violenza sessuale e di genere, una vicenda di giustizia negata e irrisolta. L’equilibrio tra uomo e macchina viene solo sfiorato. A tratti sembra esserci, a tratti è una illusione.

Un romanzo moderno, futurista, impeccabile nella scrittura, che parla di sentimenti, di umanità, di ricerca di nuove consapevolezze e nuovi orizzonti. La tecnologia che si mette al servizio dell’umanità attraverso tutto ciò che l’uomo stesso ha scoperto nei secoli. La macchina ha accesso allo scibile umano, alla scienza come alla letteratura, alla musica e persino alla poesia, che, attraverso, calcoli matematici riesce a comporre. E non pare priva di sentimento.

La narrazione che scorre piana, mai inverosimile nonostante l’argomento proietta il lettore in un mondo realissimo, nella sua irrealtà.

Un’altra grande prova di vera letteratura!


- Questo articolo è stato pubblicato sul numero 85 della rivista cultura www.goccedautore.it diretta da Eva Bonitatibus

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