Jacoviello e Cappelli - Dialogo in un libro
di Grazia Napoli
La Basilicata vista con gli occhi della memoria. Paesaggi, abitudini, lotte politiche e povertà della Lucania contadina, nel Vulture-melfese, quando ancora non esisteva la “fabbrica integrata”.
Ricordi, commenti, perplessità, valutazioni sulla Lucania in mutamento, nelle parole e negli scritti di Alberto Jacoviello, giornalista, nato a Lavello, scomparso circa due anni fa, corrispondente e opinionista de “L’Unità” prima e de “La Repubblica”, poi. In un volumetto dal titolo leviano, “il futuro ha un cuore antico”, pubblicato da Calice Editori e in esposizione in questi giorni alla Fiera del Libro di Firenze, Jacoviello racconta, a Gaetano Cappelli, la sua vita di contadino-comunista lucano, arrivato per caso al giornalismo. Valuta la storia recente di questa terra, in cinque articoli sulla Fiat a Melfi, scritti per il suo giornale, tra il 1990 e il 1993.
Un viaggio affascinante, nel racconto di un grande giornalista, che ha cercato di spiegare, nei suoi articoli, ai dirigenti della Fiat, quale fosse l’humus culturale, su cui la “Grande fabbrica” andava ad innestarsi. Una spiegazione, chiara e sempre più vera, man mano che la fabbrica produce, si afferma, diventa parte integrante e integrata di questo territorio dalle radici antiche.
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