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                        Venosa le catacombe ritrovate
                         
                        di Grazia Napoli
                         
                         
                        
         Sette cunicoli sotterranei. Ipogei scavati nel tufo. Tombe di diverse dimensioni, distribuite in cappelle familiari con epigrafi in ebraico, greco e latino. E il graffito dell'Amenorah, il candelabro a 6 braccia, inconfondibile simbolo ebraico.
 
 
 Figura 1 - Graffito dell'Amenorah   
 
 
       Dopo un lungo restauro, le catacombe ebraiche di Venosa, sulla collina della Maddalena, ai margini del centro abitato, sono state restituite alla città, al turismo, ma – soprattutto - alla comunità ebraica italiana. Il sindaco della cittadina oraziana ha - infatti - simbolicamente consegnato le chiavi delle catacombe al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. “Queste catacombe – ha detto il Rabbino – sono un unicum storicamente apprezzato. Sono uno straordinario esempio di tolleranza e civiltà. Sono infatti le uniche catacombe ebraiche sul suolo italiano affiancate a quelle cristiane”. In Italia altre catacombe ebraiche si trovano a Roma e a Noto, in Sicilia.
 
         I primi ebrei arrivarono a Venosa sotto i romani, già in età repubblicana, come liberi commercianti. Erano prigionieri giudei - invece - gli ebrei arrivati a Venosa sotto Adriano, dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme, nel 69 dopo cristo. Un'altra consistente ondata di ebrei arrivò nella vivace cittadina sulla via Appia nel quarto secolo. A quest'epoca risalgono le prime iscrizioni, visibili anche su alcuni blocchi dell'Incompiuta e nella Chiesa della Trinità, dove - durante gli scavi - è stato trovato il calco di un anello con l'amenorah. Gli ebrei di Venosa - si ricava dalle iscrizioni sulle tombe - erano medici, commercianti, artigiani perfettamente integrati. A Venosa pare ci fosse anche una sinagoga, di cui però non è stata trovata traccia.
 
 
 Figura 2 - Una delle catacombe scoperte a Venosa    
 
 
nbsp;      La prima scoperta delle catacombe fu occasionale e risale al 1853. Il governo borbonico le protesse, ma solo fino all'arrivo dei garibaldini. Poi furono lasciate a sé stesse, esposte alle intemperie e ai vandalismi. Dopo un certo interesse manifestato nel ventennio fascista, solo nel 1980 è iniziata l'opera di recupero e consolidamento, che la Sovrintendenza Archeologica della Basilicata ha completato, per aprire almeno parte delle catacombe alle visite. L'obiettivo e' quello di restituire alla città, alla comunità ebraica italiana e al turismo l'intero complesso, inserendolo nell'itinerario del parco archeologico venosino. In un ideale abbraccio con la romanità e l'epoca medievale.
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