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Giacomo Di Chirico: l'artista dimenticato
di Grazia Napoli



Figura 1 - Ritratto di Giacomo di Chirico



        Aprile 2009 - Un enorme ritratto del cardinale Giovambattista De Luca, giurista venosino di fine '600, campeggia nella stanza del sindaco di Venosa. E’ ciò che rimane - nella sua città natale - dell'opera di Giacomo Di Chirico. I ladri che - nel 1995 - hanno trafugato dal municipio altre 7 tele di Di Chirico - tra cui il più celebre ritratto del poeta Orazio - lo hanno lasciato lì, forse perché troppo grande da trasportare.


Figura 2 - Quinto Orazio Flacco


        Un artista dimenticato e poco conosciuto Giacomo Di Chirico, vissuto alla fine dell' 800 e diventato esponente del realismo napoletano grazie all'incontro con Domenico Morelli e Filippo Palizzi. Quest'ultimo lo ritrasse tra i personaggi de “La gita a cava”.
        Di Chirico si iscrisse all'Accademia delle Belle Arti di Napoli nel 1865, grazie ad una pensione del municipio di Venosa. Il suo primo quadro - oggi nella stanza del sindaco di Brienza - ritrae Mario Pagano, che riceve la condanna a morte dal giudice speciale. Ma il dipinto che gli diede la fama - oggi al Museo di Capodimonte a Napoli - ritrae Buoso da Duera morente sulla soglia di un convento. Un tocco di realismo alla Morelli, per il personaggio che Dante colloca all'Inferno, tra i traditori della patria.


Figura 3 - Buoso da Duera


        Il pittore venosino fu amato e capito soprattutto da collezionisti e intenditori primo fra tutti il francese Adolfo Gupil, che nel 1876 ne acquistò in blocco i dipinti, a cominciare da “Il matrimonio in Basilicata”, che fu, poi, esposto nella mostra nazionale di Napoli del 1877. Gupil mise sotto contratto Di Chirico, favorendone la conoscenza nelle più grandi collezioni parigine ed europee.


Figura 4 - Il Matrimonio in Basilicata


        Di Chirico espose in Italia e in Europa, ma mai gli era stata dedicata una mostra. La prima personale in assoluto - frutto di un lavoro di ricerca quindicennale - è stata allestita alla Pinacoteca Provinciale di Potenza, per iniziativa del Centro Annali "Nino Calice", non senza problemi dovuti innanzitutto alle difficoltà incontrate dai curatori per reperire le opere. Di Chirico morì a soli 39 anni. Aveva prodotto poco e quel poco era disperso il collezioni private già alla sua epoca.

        La scelta della pinacoteca potentina – di fatto una piccola dimora ottocentesca – è stata vincente per collocazione e resa. Alle pareti si è data un’identità cromatica che bene si sposa con la pittura di Di Chirico: un arancio corallo alle pareti che ha ricoperto tutte le sale “esaltando” i dipinti.


Figura 5 - Una sala della mostra alla pinacoteca di Potenza


        Giacomo Di Chirico lasciò Venosa a 21 anni. Ma non dimenticò mai la Basilicata, sempre presente nei suoi quadri. Dalla Basilicata va e viene per studiarne la luce e soprattutto l’effetto neve. Apprezzatissimo dalla critica. La Basilicata è anche nei costumi dei pastori, dei popolani, delle donne di cultura arbreshe, nel cui gusto per il preziosismo si sente l’influsso della pittura spagnola di Mariano Fortini, che Di Chirico conobbe a Napoli. Dipinge spesso scene di vita lucane, soprattutto relative al corteggiamento e al matrimonio. Alcuni di questi dipinti furono acquistati dal Principe Amedeo di Savoia.

  
  
  

 
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