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La creatività degli attori lucani
di Grazia Napoli






Ulderico Pesce, attore lucano con una lunga esperienza, cresciuto alla scuola di Ronconi, è in questi giorni nei teatri - anche lucani - con  " Moro, la strage di via Fani”, un testo scritto con il giudice Ferdinando Imposimato, titolare dei primi tre processi, frutto di quell' inchiesta.
Uno spettacolo documentato, in costante aggiornamento, che è atto di accusa alla gestione del sequestro Moro da parte dello Stato, ma anche monologo teatrale basato sulle emozioni e l' empatia con il pubblico. Protagonista e voce narrante è Ciro Iozzino - 15 anni -  fratello di Raffaele, uomo della scorta di Aldo Moro ucciso in via Fani il 16 marzo del 1978.  E’ teatro civile e di denuncia, quello di Pesce, ma anche poesia, che scava nel dolore e nelle emozioni di una famiglia del Sud distrutta dalla tragedia




E sono ancora lucani gli attori e la regista di “M.e.d.e.a. Big Oil”, lo spettacolo che ha concluso una delle più interessanti manifestazioni nella regione: il “Festival città delle 100 scale”, rassegna internazionale di danza urbana e arti performative giunto alla quinta edizione.
Il testo e la regia sono di Terry Paternoster, di origini irsinesi, in provincia di Matera, che con il “Collettivo Internoenki” ha parlato delle speranze, dei disagi, delle illusioni e delusioni delle popolazioni della Valle dell' Agri, che da 15 anni convivono con le estrazioni petrolifere. M.e.d.e.a. Big Oil è una rielaborazione del mito di Medea nella Basilicata odierna, sventrata dalle trivellazioni. L' eroina è una donna lucana, disattesa nelle promesse e tradita dallo straniero, il Big Oil-Giasone, ruolo simbolicamente affidato a una compagnia petrolifera. La messa in scena scandita dai ritmi della tradizione lucana è affidata ad una sorta di coro greco, che rimanda di continuo alla tradizione lucana





e chiudiamo con un capolavoro assoluto della letteratura e del teatro. “Zio Vanja” di Anton Cecov nella produzione di Michele Placido, in scena in un tour che è ripartito proprio da Potenza, con Sergio Rubini nei panni del protagonista. I due attori sono fortemente legati alla Basilicata: la famiglia di Placido è di Rionero in Vulture, Rubini ha più volte ambientato i suoi film nella nostra terra. Di qui la scelta di ripartire da qui per la tourné nel sud. Una vera sorpresa questo “Zio Vanja”, per la regia di Marco Bellocchio, regista anticonformista che, per questa versione dello spettacollo ha scelto di adottare un linguaggio diretto, su un registro tragicomico.




  
  
  

 
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