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Il Teatro di Romeo Castellucci in Basilicata
di Grazia Napoli

E’ tornato in Basilicata - per il secondo anno consecutivo -  Romeo Castellucci, direttore della Biennale di Venezia, regista e perfomer.

Dopo il Giulio Cesare tratto da Shakespeare - l'anno scorso a Matera - quest'anno, allo “Stabile” di Potenza, in scena "Sul concetto di volto nel figlio di Dio" primo studio, del 2011 sulla figura apicale del Cristo.




Sul palco campeggia il Salvator Mundi, di Antonello da Messina. La scena racconta della malattia in fase terminale di uomo e del tentativo inutile del figlio, di aiutarlo, di guarirlo, di alleviarne le sofferenze.

Scene lente, tese, piene di dolore e silenzio, in cui quest' uomo anziano piange sulla propria condizione. Il giovane cerca di aiutarlo, ma alla fine si sente sfinito, disperato, abbandonato e si avvicina al ritratto di Cristo sussurrandone il nome, prima piano, poi sempre più urlato, fino a deflagrare nelle bombe a mano, che alcuni bambini lanciano contro il ritratto.




E’ il figlio che chiama il padre nel momento della disperazione e della rinascita. Poi il velo si squarcia. L' inchiostro della parola di Dio  ne imbratta il volto.
La scritta - ancora dubbiosa - tu sei il mio pastore - il “non “si legge appena - suggella il finale.

Uno spettacolo di grande impatto emotivo e visivo, che spiazza, lascia senza fiato, provoca dolore e riflessione.

Uno spettacolo, che ha suscitato in Europa più di una polemica da parte dei cattolici integralisti, ma che noi non abbiamo trovato affatto blasfemo.
Va data una lettura artistica e spirituale, non di una parte religiosa.
E dal punto di vista artistico questo spettacolo è un capolavoro





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