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   Cultura italiana e cultura inglese

   È davvero sorprendente l’influenza italiana sulla cultura inglese del XVI secolo. I contatti tra le due culture furono, in principio, soprattutto di carattere commerciale e finanziario. Sin dall’inizio del XV secolo, infatti, i marinai e i mercanti italiani estesero il proprio dominio in tutto il mondo.

Ai tempi di Enrico VIII, l’Inghilterra si collegò a questo mondo concludendo affari commerciali con Firenze e Genova. I mercanti italiani importavano lana e tessuti ed esportavano mercanzie e manufatti di vario genere, allora sconosciuti in Inghilterra. Rapporti a cui seguì l’installazione sull’Isola di Banche dirette da italiani, con l’arrivo delle prime famiglie fiorentine: nel XIV secolo: i Bardi e i Peruzzi; in quello successivo:i Medici. Man mano, gli inglesi ne acquisirono i metodi finanziari e commerciali.

   L’Italia, soprattutto Venezia (all’epoca Porta Europea verso l’Asia) esportava oltre Manica oggetti di lusso, sete, stoffe preziose, damaschi e gioielli orientali. Conosciutissimi erano, in Inghilterra, i vetri di Murano e gli specchi veneziani. Tanti gli artisti italiani a Corte, già sotto il regno di Enrico VIII, che, aiutato dal loro gusto, riuscì a migliorare l’architettura dei “docks’’ di Londra e a costruire, con una certa eleganza e con la perizia degli operai italiani, il Palazzo di Hampton Court. Gli Inglesi stimavano gli italiani anche per le loro capacità politiche e diplomatiche. Ai tempi della regina Elisabetta I l’italianizzazione raggiunse il suo massimo grado, coinvolgendo la stessa Sovrana:


               The young Queen had been educated by the Italian

               method, she spoke Italian like a native, her well-known bold

               signature, “Elizabeth R.”, is in Italian script (2).

   Era un fatto comune trovare tra i documenti di Stato lettere italiane e lo stesso comportamento politico della regina si può considerare deliberatamente “machiavelliano”. Questo processo di italianizzazione divenne così radicale da influenzare fortemente lo sviluppo della società, della cultura e di gran parte della produzione letteraria inglese. Il XVI secolo, fu anche il secolo delle traduzioni dall’italiano. 

   Il Rinascimento, d’altronde, rappresentava non solo l’Italia, ma l’intero movimento culturale europeo, greco, latino, spagnolo e francese(3). La possibilità di viaggiare sul continente per approfondirne la conoscenza era un privilegio degli aristocratici, non di tutti coloro che desiderassero completare la propria formazione: quindi, l’unico modo per divulgare le idee e i costumi degli stranieri, ponendoli alla portata di tutti, era tradurre i loro libri(4).

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Note:

2 M .A. Scott, Elizabethan Translations from the Italian (II), New York , 1916,

chap.I, par.1, pag. XL. Più avanti Scott riporta un aneddoto:

“...we get a glimpse of Elizabethan Italianization more far-reaching

in its influence than that of any individual Italian, when we

read how in her last illness the great queen turned wearily away

from matters of state, yet delighted to hear some of the Hundred

Merry Tales”

3 Ivi, par. III, pag. XLV.

4 Ibidem:

“There never has been a time when Englishmen were more

courious to know the world of mind and matters was like. The

same spirit of adventure that carried Sir Francis Drake around the

globe induced the Elizabethans to try new forms in literature, and

most of the new literary forms came to them trough translations from the Italian and French”.

 
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